Neutro, insieme a Ibrido e al Liquido di Zygmunt Baumann, è il termine che più si adatta alle nuove esperienze del sesso dei giovanissimi: dove l’identità di genere è – a volte ma non sempre – avvertita come fluida e può talvolta non coincidere con l’orientamento sessuale. Come, e se, sta cambiando il rapporto con il sesso nelle nuove generazioni. Text > Sabina Ghinassi

Digitando adolescenti e sesso su un motore di ricerca si rischia di perdersi tra allarmi, più o meno giustificati, reciproci “J’accuse” ( tra scuola, famiglia e istituzioni, cattivi maestri) e rigurgiti conservatori e veterotestamentari. I sondaggi, quando ci sono, hanno il limite ovvio di elaborare statistiche che, inevitabilmente nel tempo del web 2.0, sono già mummificate nel momento stesso in cui sono pubblicate. Chi chiude in un recinto le nuove generazioni, quando si parla di sesso, applica le regole di Edipo a Narciso. Così commette una sorta di falso ideologico perché Narciso, al contrario di Edipo, non prova il Senso di colpa per aver trasgredito i precetti delle autorità: la sua crisi sta nella Vergogna, vergogna per non aver raggiunto quello che lui o più spesso altri hanno programmato per raggiungere un’immagine di successo, bellezza e perfezione. Il che, nella nostra Società dello Spettacolo, ha a che vedere con l’essere e il percepirsi come un oggetto, una merce brillante esposta su uno scaffale.

Allo stesso tempo, proprio il sesso tra le nuove generazioni, – Millenials, Zeta, Digital Natives (a proposito di giungle di definizioni) – è la metafora più adeguata per definire la Trangenerazionalità contemporanea. A definire le differenze, più che l’età anagrafica, è la nicchia d’interesse e quella affettiva-emozionale, perché i modus operandi a proposito di sesso, a ben guardare, nelle generazioni più giovani non sono troppo differenti da quello delle vecchie.

Photo © Inball Marilli

Nella lista degna di Catone il Censore, una delle accuse più frequenti nei confronti dei giovanissimi è l’uso smodato degli Smartphone per le pratiche sessuali, in primis il Sexting. Tutto ciò corrisponde solo in parte alla realtà, se non fosse perché il Sexting (ovvero lo scambio d’immagini e contenuti sessuali tramite smartphone) è diffusissimo anche tra gli adulti immigrati digitali che, contrariamente ai loro figli, lo arricchiscono di frequente con perversioni di vario genere, perché, e questa è l’unica differenza, la fantasia in loro è più manchevole che in un diciottenne senza Senso di Colpa. Tra le motivazioni legate al sexting, la maggioranza degli adolescenti indica, infatti, il desiderio di essere notato e gratificazioni narcisistiche (“ricevere complimenti”, “sentirsi sexy”): l’eccitazione sessuale non è tra i loro obiettivi come invece avviene per mamma e papà.

Insomma, più che il sesso, sono le modalità e gli obiettivi che sono cambiati e stanno cambiando. Se gli adulti s’incontrano su Facebook, gli adolescenti, annoiati dalla sua logorrea, lo hanno già abbandonato a favore di Instagram, che punta invece sulle immagini. Negli ultimi anni sono anche emerse diverse tendenze rispetto ai possibili risvolti relazionali di tutto questo. Non più la classica dicotomia relazione romantica/sesso occasionale, ma anche molte varianti ibride: dal friends with benefits (amici di letto senza impegni formali, i cosiddetti trombamici, con i quali ci sono intimità e confidenza) all’one night stands (relazioni di “una notte”).

Photo © Ian Schneider

 

Insieme si è diffusa la Pansessualità su scala globale, soprattutto tra i giovanissimi. Miley Cyrus, punto di riferimento per gli under 20 contemporanei, in una recente intervista a Variety, ne ha tracciato i contorni mirabilmente: Quando ho capito di cosa si trattava sono andata in un centro LGBTQ a Los Angeles e ho iniziato ad ascoltare diverse storie. In particolare ricordo una persona che non si identificava né come uomo né come donna. Guardandolo mi sembrava entrambi: affascinante, sexy, duro, ma vulnerabile e femminile, e ancora mascolino. Mi sono immedesimata in quella persona più di quanto mi sia mai successo con altri. Nonostante possa sembrare diversa, la gente non mi vede neutra, come in realtà mi sento. Ma mi sento molto neutrale. Credo che quella fosse la prima persona di genere neutro che abbia mai incontrato. Una volta capito meglio il mio genere, che non mi è stato assegnato, poi ho capito meglio la mia sessualità. Dicevo – oh, ecco perché non mi sento né etero né gay. È perché non lo sono…-“
Neutro, insieme a Ibrido e al Liquido di Zygmunt Baumann, è il termine che più si adatta alle nuove esperienze del sesso dei giovanissimi: dove l’identità di genere è – a volte ma non sempre (perché c’è anche tra loro chi dice: “Ma neutro cos’è? Un sapone?”) – avvertita come fluida e può talvolta non coincidere con l’orientamento sessuale.
Neutro, a teatro e nel Pilates, è la posizione da assumere per entrare in contatto con il proprio centro di gravità e aprirsi allo spazio fisico, accogliendolo senza giudizio. Non si è un buon attore se non si sa tenere la posizione neutra.
Neutro, a livello sessuale, è una sorta di dichiarazione di partenza da un grado zero che non esclude nulla, ma è il punto da cui partire per iniziare qualsiasi cosa, per essere curiosi ed esplorare, un’affermazione di nomadismo rizomatico che presuppone la conoscenza e un’identità in fieri.
Il che, a ben guardare, è già un atto di grande responsabilità per orientarsi e costruirsi nel nuovo mondo.