“La Rimini che sta nascendo abbatte i compartimenti stagni delle categorizzazioni: giovani o vecchi? Residenti o ospiti? In una città aperta, bella, moderna, ricca di servizi innovativi e libera questi stereotipi hanno poco senso perché tutti stanno bene.” >bmmZONE incontra il Sindaco del capoluogo romagnolo, Andrea Gnassi.
Riminese doc, Andrea Gnassi è al secondo mandato come sindaco della sua città, una città che ama profondamente e che, altrettanto profondamente, sta cercando di riportare agli ‘antichi splendori’ attraverso l’attuazione di una complessa rete d’interventi.
Signor Sindaco, lei ha dichiarato: “Rimini deve vendere emozioni”, cosa significa, per un Riminese come lei, avere la possibilità di fare rinascere il sogno della Rimini felliniana?
Forse non è tanto una questione esclusivamente ‘riminese’. L’orgoglio e l’interesse a valorizzare le nostre eccellenze – in qualsiasi settore, artistico, ambientale, culturale – dovrebbe essere prioritario in ogni italiano. In Italia sussiste oltre il 60 per cento del patrimonio storico e artistico mondiale, ma gli indici dimostrano che questo ‘capitale’ non è valorizzato adeguatamente. Farlo significa creare quella ricchezza e quel benessere che, troppo spesso, cerchiamo ostinatamente in altri comparti economici, che peraltro hanno margini di crescita notevolmente inferiori. Non solo, puntare sui contenitori culturali invece che i motori immobiliari significa investire su un modello di sviluppo più sostenibile, meno impattante, capace di rafforzare lo spirito identitario. Ci si guadagna da ogni punto di vista. È chiaro che, per Rimini, Fellini rappresenta qualcosa di più di una semplice occasione di crescita. Fellini è Rimini e dunque è a Rimini che Fellini può e deve trovare la massima espressione della sua eredità che prima di tutto è un’eredità culturale, di spirito dei tempi, e non solo cinematografica. Intorno a questo ruota il progetto integrato di Museo Fellini: non una teca e un solo spazio ma la città stessa che si apre al messaggio libero e creativo del regista.
Tra i progetti varati dalla sua amministrazione, troviamo la riqualifica del porto canale, la riapertura del teatro Galli e del cinema Fulgor, il museo all’interno di Castel Sigismondo finalmente riportato alla luce. Qual è la nuova fisionomia di Rimini che state cercando di disegnare?
La nuova fisionomia di Rimini sarà né più né meno quella di una città dove i luoghi sono utilizzati e fruiti secondo le loro funzioni. Pare una banalità ma non lo è per una città che, negli ultimi 70 anni, troppe volte ha preferito ‘seppellire’ il suo passato per abbracciare una sorta di spazio senza memoria. Gli esempi sono infiniti: il ponte di Tiberio che è ancora ujna corsia stradale, la piazza d’armi di fronte al castello sfruttata per parcheggiarci le auto, l’Arco d’Augusto che per anni ha visto la quotidiana esibizione di due aree di sosta abusive e così via. Noi crediamo che il quadrante di città al cui interno sono compresi il castello, il teatro, il Fulgor/Casa del Cinema, la piazza sull’acqua del Tiberio e il Tempio Malatestiano sia un unicum nel mondo. E’ un crocevia di storia, arte, cultura, creatività che attraversa i secoli in appena 200 metri. Una macchina del tempo che va valorizzata per quel che è, perché solo attenendoci allo stretto indispensabile questa sarà capace di attrarre centinaia di migliaia di visitatori all’anno, riqualificando quei luoghi a beneficio di residenti e ospiti.
La progressiva facilità con cui raggiungiamo l’estero ha tolto qualcosa a mete turistiche del Bel Paese come quella che lei amministra e rappresenta?
Sicuramente ha mondializzato la concorrenza: sino agli anni Ottanta inoltrati, le mete balneari italiane godevano di una sorta di monopolio turistico nell’intera Europa. Ma non sono certo io quello che rimpiange l’assenza di concorrenza… anzi, può e deve essere uno stimolo per fare meglio e per valorizzare ciò che troppo spesso il nostro Paese non valorizza: il suo eccezionale patrimonio storico, artistico, ambientale. Io credo fermamente che la sfida mondiale del turismo, l’industria più fiorente a livello universale perché muove ogni anno 2 miliardi di persone, si vinca sulla qualità. E a Rimini stiamo facendo proprio questo: stiamo immettendo nel sistema qualità, nel rifacimento del sistema idrico/fognario, nella riqualificazione dei contenitori culturali, nella proposta di un software- gli eventi- unici perché connessi con le peculiarità del territorio. Sono poche le città in Italia che hanno attualmente in corso una ‘rivoluzione’ come quella in atto a Rimini. Non è un vezzo, non è una moda, ma la strada da percorrere se vogliamo rimanere competitivi e, anzi, conquistare nuove quote di mercato, soprattutto internazionale.
Nel nuovo progetto Parco del mare per la Marina di Rimini non si vede un’automobile. Dobbiamo aspettarci una zona ad esclusivo appannaggio dei pedoni? In che modo la politica green trova spazio a Rimini?
È pacifico che qualità sia un concetto indissolubilmente legato al rispetto e alla tutela dell’ambiente. La qualità può farci vincere anche nei prossimi 100 anni e non dobbiamo negarci questa possibilità. Sei anni fa abbiamo preso atto dei cambiamenti internazionali dovuti alla crisi economica, e contemporaneamente, della maturità del nostro prodotto turistico. E abbiamo deciso di intervenire sul ‘sotto’, cioè sulle fogne, cronico problema di tutti i Comuni che si affacciano sulle coste italiane, e poi sul ‘sopra’. Ci stiamo mettendo 300 milioni di euro e nel 2020 il disegno si concretizzerà compiutamente. In quest’ambito è da collocare il progetto del Parco del Mare, tredici chilometri di waterfront riqualificato, che passerà dall’essere la corsia stradale che è ora alla più grande palestra a cielo aperto d’Europa, interamente pedonabile, ciclabile e rinaturalizzata. E tutto questo s’inserisce in una programmazione integrata che coinvolge ogni parte della città. Per restare alla domanda, green non è uno spot o un aspetto che qualifica un solo luogo, ma un approccio integrato di governo complessivo della città.
Rimini è spesso vista come un luogo di vacanza adatto ad adolescenti, ragazzi, o a chi, pur col passare del tempo, si sente ancora tale. Quanto pesa questo sull’identità della città?
Non parlerei di peso ma di una vocazione che la storia recente ci consegna e di cui dobbiamo essere all’altezza, innervandola di nuovi contenuti ma sempre utilizzando la leva della qualità. Io credo nell’intelligenza delle persone e dei luoghi; di converso non mi piacciono le banalizzazioni che sono, quasi sempre, il pretesto per strumentalizzazioni e per chi vuole fare casino per un suo interesse. La vicenda di Rimini capitale delle vacanze ci consegna un’immagine di località del divertimento giovanile, anche legata al rito di passaggio tra adolescenza ed età adulta, in alcune fasi degenerata in fenomeni che sono stati contrastati, intervenendo sul modello prima che imponendo divieti e poi ancora divieti. La Rimini che sta nascendo affronta il tema in maniera diversa e cioè abbattendo i compartimenti stagni della categorizzazione: giovani o vecchi? Residenti o ospiti? In una città aperta, bella, moderna, ricca di servizi innovativi, libera questi stereotipi hanno poco senso perché tutti stanno bene, facendo prima di tutto leva sulla responsabilità individuale stimolata da un contesto urbano non degradato. Rimini sarà ancora capitale dei giovani perché è una città eternamente giovane. Young at heart!
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