Agitatore di folle, DJ cosmopolita assetato di mondo. Ma >bmmZONE scopre anche il Nicola Zucchi che non ti aspetti: quello che vorrebbe assaporare le atmosfere anni ‘70 dello Studio 54 di NY e che come sottofondo per la cena perfetta sceglierebbe D’yer Mak’er dei Led Zeppelin.

Text > Alessandra Rizzo

Nicola, volevi fare il deejay da sempre o… La passione c’è da sempre, ma è stato verso i 18 che ho capito che avrei voluto fosse la mia professione. Ricordo che a 14 anni, per qualche mese, ho pensato di iscrivermi alla facoltà di Scienze politiche, ma alla fine la musica ha vinto!

La tua “prima volta”. La primissima serata fu a una delle tante festine del sabato sera durante le superiori. La prima vera e propria in un club con un pubblico pagante, e tu lì in consolle a farli ballare, fu nel 1999 a Sassuolo, vicino Modena.

E il Pineta di Milano Marittima? Il Pineta è il locale che mi ha offerto la possibilità di mettermi in mostra a livello nazionale. Purtroppo erano altri tempi, oggi le dinamiche sono cambiate, ma sicuramente è il locale cui sono più affezionato. La prima serata risale al 2001, gennaio: mi era stato permesso di suonare perché ero un grande amico di Enzo Mammato ed anche perché avevo un bel seguito di amici. Era il suo compleanno, suonai per 30 minuti. Ricordo ancora che mi tremava la mano quando toglievo la puntina dal vinile per cambiare disco, avevo di fianco il dj Frankie P che cercava di tranquillizzarmi, fu davvero un momento importante per me. Dopo qualche mese mi fecero Resident, ogni sabato avevo un piccolo spazio a inizio e fine serata… molte malelingue dicevano che ero un raccomandato, forse un po’ era vero, ma se non fossi stato capace sono sicuro che Chicco non ci avrebbe messo molto a lasciarmi a casa (ride, N.d.R.).

Da DJ a produttore. Nel 2008 ho iniziato un percorso con le produzioni discografiche che adesso, a dire la verità, sto un po’ trascurando… non sono un “uomo da studio” sicuramente valgo molto più come dj. Il mio talento è molto legato alle persone e al pubblico mentre in studio ci sei solo tu con le macchine e il computer, non è proprio la mia storia.

Hai aperto concerti di grandi artisti internazionali da Axwell ad Avicii. Quanto impegno e costanza ti sono serviti per arrivare a questo punto? Il Peter Pan e la Villa delle Rose mi hanno permesso di aprire serate che credo rimarranno nella storia di Riccione, eventi davvero strepitosi… Con Axwell e Avicii, invece, siamo a Roma e per arrivare lì ho dovuto costruire un percorso fatto di determinazione e professionalità, dimostrando che potevo preparare al meglio la pista per loro.

Ti hanno mai detto: no? Poche volte, forse perché non sono una persona che chiede troppo… Te ne dico uno: una sera Axwell mi fece i complimenti per come avevo suonato prima di lui, allora gli domandai di portarmi con lui a Parigi il giorno dopo, visto che suonava là… mi rispose di no!

Avresti mai pensato di diventare professionalmente chi sei oggi? Solo talento o anche un po’ di fortuna? Gianni Agnelli disse parlando della Juve: “Preferisco avere un allenatore fortunato che un bravo allenatore.” Enzo Ferrari: “Preferisco avere un pilota fortunato piuttosto che un bravo pilota.” Woody Allen: “Chi disse preferisco avere fortuna che talento, percepì la vera essenza della vita.” Da queste citazioni capisci la mia risposta…

Sappiamo del tuo legame con la musica disco, rare grooves, funky, garage e tutto quel mondo un po’ b-side che gira intorno agli anni ‘70, ‘80 e ‘90… questo influenza le tue produzioni o per esigenze di mercato rimane una passione? Negli ultimi due anni il mio mondo Disco e Funky 80-90 mi sta davvero dando tantissimo… È una cosa che ho iniziato a fare per esigenza personale, non ne potevo più di suonare le solite cose, quindi, ho pensato di preparare dj set registrati a casa, solo con questi generi che amo tantissimo, per poi proporli sulle mie pagine di Soundcloud e Mixcloud. Anche negli eventi privati ne proponevo ogni tanto venti, trenta minuti e il pubblico impazziva… Oggi mi chiamano anche per serate totalmente Disco o House Classic. E questa è una cosa che mi riempie di gioia.

Possiedi un’identità forte, come l’hai costruita? Credo sia un fatto di personalità, faccio tanta ricerca in ogni tipo di ambito e cerco sempre di differenziarmi dagli altri.

Una serata che non potrai mai dimenticare. Sono tante: i miei 30 anni al Peter Pan di Riccione. L’evento Audemars Piguet per Expo a Milano. I vari Parties durante le Fashion Week…

La tua più grande soddisfazione artistica. Sicuramente vedere che il mio pubblico e le richieste continuano ad aumentare, credo significhi che sto facendo le scelte giuste!

Sei nel mondo della notte da quasi vent’anni… come è cambiato il lavoro del Djing? Cosa vuole il pubblico oggi? Sono cambiate davvero tante cose! L’arrivo di Internet, quello del digitale, tutte novità che hanno migliorato questo lavoro ma che, allo stesso tempo, lo hanno peggiorato. Una volta se volevi un disco dovevi andare al negozio e sperare che lo avessero, e a volte neppure te lo davano perché prima doveva essere venduto ai dj veterani o più importanti, ora in 30 secondi te lo scarichi dalla rete… Anni fa dovevi stare ore a provare a mettere a tempo i dischi per non fare brutta figura, mentre oggi la tecnologia ti permette di farlo in automatico: non è possibile sbagliare. Tutto è più semplice, ma si rischia l’omologazione, ecco perché credo sia importante oggi crearsi una propria identità, personale e artistica, e cercare di rendere i propri dj set più originali possibili.

Nicola, cosa potresti consigliare a un giovanissimo futuro DJ? Di produrre il più possibile per riuscire a emergere, oppure di legarsi a marchi famosi… ma questo è già più complicato.

Dall’Italia al mondo. Il posto più bello in cui ti sei esibito. Ultimamente, in Italia, al Raspoutine di Roma e nel mondo lo scorso anno ho fatto vari party a Londra davvero entusiasmanti!

Che differenza c’è, se c’è, tra il pubblico italiano e quello di altri paesi? A volte il club internazionale ti permette di suonare cose che qui sarebbero impensabili, però credo che, tutto sommato, la situazione italiana non sia così tragica a livello artistico, a parte il mainstream, che purtroppo a volte rasenta davvero il trash, ci sono ancora one night interessanti, con un buon livello musicale.

Dove vorresti suonare e l’artista con cui vorresti farlo… Mi piacerebbe suonare al Silencio di Parigi, il club di David Lynch. Vorrei suonare con Nicky Siano o Dj Harvey.

Il divertimento mentre suoni è sotto gli occhi di tutti… quale pensi sia il tuo punto di forza per coinvolgere il dancefloor? È una cosa strana, ma giuro che quando mi diverto io si divertono anche gli altri, se invece mi sto annoiando la pista è sempre un po’ più “stanca”.

Le nuove frontiere della musica per Nicola Zucchi. Da un certo punto di vista credo sia ciclica, tutto ritorna, nella musica come nella moda… Ci sono momenti di moda che invadono la scena, come la Techno dritta e scurissima qualche anno fa o il Reggaeton oggi. Se però mi chiedi quale sarà il genere che andrà tra qualche anno, non so rispondere!

Corri come una trottola, ma la tua casa resta Modena… è dove ho tutti i miei comfort, la mia famiglia, gli amici veri, è tutto vicino, comodo e sicuramente mi da una grande tranquillità, ovviamente essendo una piccola città è anche provinciale, ma le sono davvero affezionato. È bello tornarci… sapendo che ripartirai presto 🙂

Musica e moda. Sei stravagante ed eclettico nei tuoi look e attento ai dettagli. In che modo cambia la tua immagine da un’esibizione all’altra… a parte le tue inseparabili sneakers? Il mio stile varia davvero tanto secondo l’umore e, ovviamente, il tipo di evento in cui devo suonare. Non c’è uno schema predefinito: a volte è divertente indossare uno smoking quando non è richiesto o, al contrario, mettere una tuta in velluto nero per un evento di Gala. Le sneakers sono totalmente parte di me, colleziono Adidas da tanti anni, anche se Saint Laurent mi ha fatto portato a indossare il texano, a volte.

Metti una sera a cena… chi inviti, dove e perché? Bellissima domanda. Credo che vorrei cenare con Ian Schrager, imprenditore americano potentissimo, era uno dei due proprietari dello Studio 54, colui che ha aperto l’hotel Delano a Miami, un uomo che ha sempre visto decenni avanti nell’ambito del clubbing, della ristorazione e del concetto di Boutique hotel. Forse vorrei cenare con lui da Masa a New York, un ristorante giapponese pazzesco, e vorrei tempestarlo di domande su tutta quell’atmosfera che si respirava tra New York, Miami e Los Angeles negli anni ’70-’80 e che purtroppo non ho potuto provare sulla mia pelle!

Ristorante e piatto preferiti di Nicola Zucchi. Sono tanti ma se devo dirne uno… ti dico Combal.Zero (Rivoli, Torino) di quel grande genio di chef che è Davide Scabin, come piatto ovviamente il suo Cyber Egg.

Drink. Moscow Mule, assolutamente, con Ginger Beer di Fever Tree o Vodka Sour con bianco d’uovo prima di cena e Vodka liscia Beluga con ghiaccio dopo cena.

Brano perfetto per la cena perfetta. È una domanda difficile. Adoro il Reggae, quindi… un disco un po’ Reggae un po’ Rock: “D’yer Mak’er” dei Led Zeppelin!